Gente d’alto rango e personaggi incaricati di missioni erano alloggiati a corte. Quali risorse offriva la capitale dei ducati agli ospiti meno illustri? Essa contava numerose locande, nessuna delle quali era lussuosa. Nei primi anni del secolo, il conte di Caylus trova che “non si sta affatto male” al Pavone, ed è alla stessa insegna che lo scienziato bibliotecario fiorentino Angelo Maria Bandini alloggerà nel 1778. Un altro albergo rinomato era quello del Gambero. Il viaggiatore più modesto si recava sia al Leon d’Oro, nella strada omonima, sia nell’albergo della Posta, sul Corso, dalla parte di barriera San Michele, sia ancora alla Croce Bianca, situata davanti all Steccata e proprietà, come la basilica stessa, dell’Ordine Costantiniano. Nel 1734, Carlo Goldoni alloggiò al Gallo, da dove, attraverso una viuzza, poteva scorgere sulla piazza della Steccata la folla che si accalcava attorno alle vittime della battaglia di Parma. È in queste vicinanze, tra piazza della Ghiaia e la Piazza Grande, che si trovavano le locande ancora più modeste come la casa di Raymond Fournier, “Traiteur français, vis-à-vis l’Estacade” (oste francese, di fronte alla Steccata), e quella di François Julien, che chiedeva nel 1761 una licenza di oste reale, per aver servito una volta la tavola di stato.

Tratto da “Parma e la Francia (1748-1789) – Volume I) di Henri Bédarida (1986)