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Io Parlo Parmigiano

I Filòs invernali nelle stalle

Li chiamavano «racconti di stalla». Un pò strana come definizione, ma rigorosamente rispondente al vero. Le «storie di stalla» erano quelle che venivano narrate alla gente proprio nelle stalle, ma anche nei «metati», gli essicatoi, che un tempo apparivano come folletti nei boschi del nostro appennino e della vicina Lunigiana. Il ritrovarsi nella stalla in inverno rispondeva all'esigenza di trascorrere, dopo la spartana cena, un'oretta insieme alla propria famiglia ed ai vicini di casa o di corte, prima di tuffarsi sotto le coperte di quelle stanzone fredde dove dai travi penzolavano i salami ad «asciugare» e dove, nemmeno il «prete», riusciva a scaldare più di…

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L’arrivo dei fast food a Parma

Illustrazione di Daniele Freschi Noi, i ragazzi di San Leonardo, in quegli anni avevamo un chiodo fisso: magnär bén!Le nostre giornate trascorrevano con l'unico obbiettivo di frequentare le migliori trattorie della città, pur non disdegnando qualche fugace passaggio in paninoteca.[…] Tra il dire e il non dire, si iniziava proprio in quelle cene a parlare di un possibile sbarco in città di un marchio americano conosciuto in tutto il mondo. "Chi éni lilór? Còjj di hamburgher? A Pärma? Mo läsa lì…!" […] Una volta arrivato il fatal giorno dell'inaugurazione, D-day cittadino, anche noi ragazzi di San Leonardo decidemmo di andare a scoprire la grande novità.…

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Borgo dei Grassani

Da via Costituente (3^ laterale a sinistra) a Borgo San Giuseppe. Antica famiglia parmense, della quale si hanno notizie sin dal 1442; un Bartolomeo Grassani, figlio di Genesio, era cittadino di Parma e abitava in quell'anno nella vicinia di S. Basilide in Borgo Minellorum. Un altro Grassani, Cristoforo, nel 1699 possdeva e abitava una casa pesso S. Basilie, come emerge dall'atto di cittadinanza conferitogli (Archivio del Comune). Il Borgo attualmente comprende anche quello di San Giobbe, la cui denominazione proviene dal vicino oratorio (tra via S. Giuseppe e Borgo dei Grassani) costruito nel 1624, cusodito dalla Congregazione della Corona della S. Vergine, fondata nell'oratorio delle…

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Pasè cmé ‘na pìppa

“Passato come una vecchia pipa”. Si dice da chi è obnubilato dall'alcol Quante volte abbiamo sentito pronunciare quesa frase nei confronti di chi da segni di ormai scarsa vigilanza mentale e cognitiva. In poche parole: è rimbambito. Anche se la pipa è un nobile e antico strumento per raffinati e tradizionalisti fumatori, il dialetto parmigiano usa questa terminologia con espressioni non del tutto elenganti. Altro epiteto nei confronti di persone che valevano poco era "An väl 'na pìppa 'd tabàch". Peggio ancora "Andär a fär téra da pìppi" (morire) Tratto da "Tordlìdi" di Lorenzo Sartorio (2010)

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“Il Parmigiano-Reggiano – Un Simbolo di Cultura e Civiltà”

"(…) 𝘦𝘳𝘢𝘷𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘵𝘢𝘨𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘗𝘢𝘳𝘮𝘪𝘨𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘨𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘨𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘷𝘢𝘯 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘶𝘯𝘢 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘧𝘢𝘤𝘦𝘷𝘢𝘯, 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘮𝘢𝘤𝘤𝘩𝘦𝘳𝘰𝘯𝘪 𝘦 𝘳𝘢𝘷𝘪𝘰𝘭𝘪 (…)." Un classico esemplare di “Formàja” "(…) 𝘦𝘳𝘢𝘷𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘵𝘢𝘨𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘗𝘢𝘳𝘮𝘪𝘨𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘨𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘨𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘷𝘢𝘯 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘶𝘯𝘢 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘧𝘢𝘤𝘦𝘷𝘢𝘯, 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘮𝘢𝘤𝘤𝘩𝘦𝘳𝘰𝘯𝘪 𝘦 𝘳𝘢𝘷𝘪𝘰𝘭𝘪 (…)."Sono parole di Giovanni Boccaccio che, nella terza novella dell'ottava giornata del suo Decamerone, descrive questa felice contrada di Bengodi. L'anno è il 1348 e la distanza che ci separa da quella data è colmata da una ricca serie di citazioni, storie ed aneddoti (dei quali chi produce questo formaggio va giustamente fiero)…

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Essere segreto come la grappa della Tita

"Essere segreto come la grappa della Tita", ci riporta ai tempi del primo Novecento, quando a destra di chi guarda la Chiesa di San Pietro si potevano contemplare i tre bacili lucenti che facevano da insegna alla bottega del barbiere Miljén Alessandrini. Oltre il negozio di Miljén si trovava il Caffè Dàla Tìta, che doveva la sua fama all'incredibile varietà di grappe di ogni tipo e provenienza, in cui la Tita si era specializzata. Di giorno il negozio aveva un aspetto non proprio invitante, vuoto com'era o con pochissimi clienti; cominciava a prender vita a tarda sera o in piena notte, quando diventava il ritrovo…

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San Lorenzo dal gran caldo

"San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" Il 10 Agosto la chiesa ricorda San Lorenzo Martire e, nelle nostre campagne, esplodono le sagre. È il santo del caldo "San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" e delle stelle cadenti. Da tempi immemori la notte del 10 di Agosto è dedicata al martirio di San Lorenzo e le stelle cadenti sarebbero la lacrime vesate dal santo durante il suo supplizio che vagano eternamente nei cieli e scendono sulla terra solo il giorno in cui…

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Il Battistero di Parma

Sorgeva il secolo XIV e non era per anco intieramente compiuta quest' Aula, quantunque i nostri padri, appena riposati dalle cure di guerra o dalle discordie civili, tosto pensassrro di reca al desiderato compimento un edifizio che loro costava immensi dispendj.Dalle cronache raccogliamo che nel mesi di Giugno del 1302 si diede principio a quella balaustrata di marmo detta corritorium de columnellis lapideis, la quale corona tutto l' edifizio; che nel 1307 furono innalzate le due torrette prospettanti il Palazzo Vescovile, sovapponendovi palle dorate, e che nel 1322 vennero costrutti i due capitelli, o cimase de' piedritti, ad oriente, sopra ciascun de' quali sta accosciato…

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Vendemmia e pigiatura

Fino al secondo dopoguerra era frequente che i contadini producessero in proprio il vino, secondo i modi tradizionali che si trasmettevano di padre in figlio, con risultati molto diversi da casolare a casolare. Chi il Lambrusco lo faceva più chiaro o più scuro, con la "màcia" , come si diceva, più o meno spumante a seconda della fase lunare in cui si imbottigliava. La gente del paese aveva sempre un conoscente, un amico che faceva il vino in campagna e da lui si approvvigionava. E c'era anche chi andava oltre e si impeovvisava vignaiolo, cioè prendeva in affitto un filare di viti, se lo governava…

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Parma 1900

Illustrazione dell'umile Ponte Verde (oggi Verdi) con l'ingresso sotto il Torrione che conduceva al Parco Ducale. M'hanno insegnato che Parma ha tratto il suo nome dal latino e che tal nome deriva dalla sua forma rotondeggiante; io non credo troppo alle etimologie, poiché tanti malvagi tiri ci hanno giocato gli etimologisti; ma quesa volta debbo arrendermi. Comunque a me interessa assai poco sapere donde deriva il suo nome. Parma è quel che è, ed è bella per me come al mio tempo, ed affermo che forse era più bella di ora, e questo offende gli arichitetti o i capi-mastri che hanno fatto Parma come adesso.…

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