Io Parlo Parmigiano

Il Prosciutto di Parma

Se 'l gozén invéci 'd do ciàpi(du sochètt, pu che do s'ciàpi!)al gh' n' avìss 'na dozén'na,(d' ògni pärta dal gozénal parsùtt l' é la pu fén'na),cära alvär's la matén'na,dòpa ditt ilj orasjón,con 'na mìcca, un bicér äd véne do fètti insìmma 'l tónd!Chi farè 'l rivolusjón?Chi dirè ch' è brutt al mónd? An digh mìga tutt i dì,mo 'na vòlta, s' la 't' va bén,cuànd al tórna a ca' a mezdì,comprén 'n ètto tajè fén,e stà atént a la stadéra…Se t' è in còldra e t' è bravècojj tò fjó, con tò mojéra,la cartén'na dal bodgärstà sicùr ch' la gh' pénsa lè.L' al sa…

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La spalla cotta di Giuseppe Verdi

"Caro Arrivabene, io non diventerò feudatario della Rocca di San Secondo, ma posso benissimo mandarti una spalla di quel Santo. Anzi, te l’ho già spedita stamattina colla ferrovia. Quantunque la stagione sia un po avanzata, spero la troverai buona, ma devi mangiarla subito, prima che arrivi il caldo. Sai tu come va cucinata? Prima di metterla al fuoco bisogna levarla di sale, cioè lasciarla per un paio d’ore nell’acqua tiepida. Dove bollire a fuoco lento per sei ore, poi la lascerei raffreddare nel suo brodo. Fredda che sia, vale a dire circa 24 ore dopo, levala dalla pentola, asciugala e mangiala." (ricetta di Giuseppe Verdi…

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La cena del norcino

Un manoscritto che porta la firma di Ser Matteo Cattarini del fu Gasparo fu Antonio datato 1806, Primo Anno del Regno d'Italia imperando Napoleone il grande et sendo Viceré il Prencepe di Venassia Eugenio Napoleone, descrive la cena che la massaia offriva, dopo il duro lavoro della macellazione del suino, al norcino e ai suoi aiutanti: «La tavola abbia li seguenti piatti…bevito mezzo goto di vino bianco a salutare l'apertura del pasto, il primo piatto sii di boni risi con li figatelli di pollastro in brodo, che la massara curarà sii ben fisso, come fissa è stata la bona sorte del suino. Et indi il…

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La Spongata

A Parma, nel 1537 si vieta agli aromatori di fare “spongate né pani papali”: evidentemente, oltre ad essere farmacisti, droghieri e profumieri, gli aromatori miravano ad invadere anche il campo della pasticceria. Nel Pontremolese la spongata è documentata già nella metà del Seicento, e ancora nel Parmigiano, nel secolo scorso, i monaci di San Benedetto erano famosi per i loro spongadén dal’ àculia, seguendo una tradizione che datava almeno dal 1585.Può darsi che le discussioni tra Parmigiani, Reggiani e Pontremolesi circa la paternità della spongata siano tutte superate dalla possibile constatazione che già i Romani confezionavano un dolce simile. Tratto da “La Cucina Popolare Parmigiana”…

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Il salame di Felino

Tra i salami che si sono formati lungo la Via Pedemontana, molto noto è il Salame di Felino, che prende nome dall'omonimo sito, molto probabilmente riallacciandosi a quello etrusco di Fel(s)inum. Questo salame ha stretti rapporti con il prosciutto che si produce nelle stesse terre. Infatti, era prodotto con i ritagli delle cosce destinate alla produzione del Prosciutto di Parma. Per questo era stato denominato anche nel "salame di prosciutto". Oggi è prodotto anche con altri tagli pregiati del maiale, e con tecniche che si ispirano sempre all'antica tradizione. Si è inoltre alleggerito di grasso, pur mantenendo il suo inconfondibile sapore e aroma.Il Salame di…

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La Porta di Viarolo

Siamo alle porte di Parma e alle porte della Bassa e questa Porta a Viarolo è quasi trattoria di confine, ma con la piacevolezza di tutto quanto è tradizione, tra materie prime di qualità e preparazioni attente e precise. Paola e Simone in sala, Nicole in cucina rappresentano quelle tradizioni famigliari forti e compatte. E le scelte di Nicole in cucina sono ben rappresentate e sostenute da Paola e Simone. Un legame che, semmai ce ne fosse bisogno, aumenta ancora di più il valore di un menù tradizionale, preparando seguendo le stagioni. E quando si parla di stagioni, si intende anche stagioni della tradizione. Così…

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Il brodo e il “Pieno”

Le nostre nonne, alla Domenica, quasi si mettessero d'accordo, per primo servivano in tavola la minestra in brodo "pàsta ràza" (pasta grattugiata) e come secondo il bollito misto: manzo, gallina e l'immancabile "pjén" con le varie salsine del rito frutto delle antiche ricette che ogni famiglia parmigiana si porta appresso nei secoli come il proprio cognome. Se il "pjén" della Domenica doveva risultare buono, quello per il pranzo di Natale doveva essere superlativo anche perché, quello morbido "digeribile" che fluttuava nella pentola, era uno dei "complici" del brodo dentro il quale dovevano nuotare gli anolini. A Parma il "pjén" è sempre stato un rito per…

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“Il Parmigiano-Reggiano – Un Simbolo di Cultura e Civiltà”

"(…) 𝘦𝘳𝘢𝘷𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘵𝘢𝘨𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘗𝘢𝘳𝘮𝘪𝘨𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘨𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘨𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘷𝘢𝘯 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘶𝘯𝘢 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘧𝘢𝘤𝘦𝘷𝘢𝘯, 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘮𝘢𝘤𝘤𝘩𝘦𝘳𝘰𝘯𝘪 𝘦 𝘳𝘢𝘷𝘪𝘰𝘭𝘪 (…)." Un classico esemplare di “Formàja” "(…) 𝘦𝘳𝘢𝘷𝘪 𝘶𝘯𝘢 𝘮𝘰𝘯𝘵𝘢𝘨𝘯𝘢 𝘥𝘪 𝘧𝘰𝘳𝘮𝘢𝘨𝘨𝘪𝘰 𝘗𝘢𝘳𝘮𝘪𝘨𝘪𝘢𝘯𝘰 𝘨𝘳𝘢𝘵𝘵𝘶𝘨𝘨𝘪𝘢𝘵𝘰 𝘴𝘰𝘱𝘳𝘢 𝘭𝘢 𝘲𝘶𝘢𝘭𝘦 𝘴𝘵𝘢𝘷𝘢𝘯 𝘨𝘦𝘯𝘵𝘪 𝘤𝘩𝘦 𝘯𝘪𝘶𝘯𝘢 𝘢𝘭𝘵𝘳𝘢 𝘤𝘰𝘴𝘢 𝘧𝘢𝘤𝘦𝘷𝘢𝘯, 𝘤𝘩𝘦 𝘧𝘢𝘳𝘦 𝘮𝘢𝘤𝘤𝘩𝘦𝘳𝘰𝘯𝘪 𝘦 𝘳𝘢𝘷𝘪𝘰𝘭𝘪 (…)."Sono parole di Giovanni Boccaccio che, nella terza novella dell'ottava giornata del suo Decamerone, descrive questa felice contrada di Bengodi. L'anno è il 1348 e la distanza che ci separa da quella data è colmata da una ricca serie di citazioni, storie ed aneddoti (dei quali chi produce questo formaggio va giustamente fiero)…

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Ferragosto

Una famiglia “tradizionale” Oggi si fa festa! Si sta bene sòtt al pòrtogh, parchè fóra a gh' é 'n cäld bestjäl. A mezzogiorno la rezdóra la fa rostìr un bél nàdor mutt. Al dopmezdì sòtt 'n' ómbra a farèmma 'na partìda a brìsscola con 'na botìllja 'd malvazìa frèssca, mentre i ragazzi i màgnon l' ingùrrja. Tratto da "Al Lìbbro dal Rezdór" di Lorenzo Sartorio e Enrico Dall'Olio (1998)

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Vendemmia e pigiatura

Fino al secondo dopoguerra era frequente che i contadini producessero in proprio il vino, secondo i modi tradizionali che si trasmettevano di padre in figlio, con risultati molto diversi da casolare a casolare. Chi il Lambrusco lo faceva più chiaro o più scuro, con la "màcia" , come si diceva, più o meno spumante a seconda della fase lunare in cui si imbottigliava. La gente del paese aveva sempre un conoscente, un amico che faceva il vino in campagna e da lui si approvvigionava. E c'era anche chi andava oltre e si impeovvisava vignaiolo, cioè prendeva in affitto un filare di viti, se lo governava…

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