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Io Parlo Parmigiano

Tortelli d’erbetta

I tortelli ben riusciti, secondo la formula popolare della città, dovranno essere; Lóngh coll sò còvvi,tgnìss sènsa vensàj.Foghè in-t-al butére sughè col formàj. In effetti, in città si pretende che i tortelli non siano simili a quei tozzi ravioletti quadrati, col ripieno a fior dei bordi, che si vedono spesso già confezionati in certi negozi, ma di forma rettangolare, con tanto di "code", e sodi di pasta, perché non si aprano o si rompano o si sfilaccino.Insisto sulla prudenza nell'uso della noce moscata, il cui aroma pungente troppo spessi guasta irrimediabilmente il sapore del ripieno. Tratto da "La Cucina Popolare Parmigiana" di Guglielmo Capacchi (1985)

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Parma bell’arma

Il proverbio è desunto da un altro, vivo già ai tempi di Francesco Serdonati (cioè verso la fine del Cinquecento), che lo elencò nella sua raccolta manoscritta: Parma bell'arma, Reggio gentile e Modena un porcile. Le Monnier lo mise con altri duemila e più ad arricchire la raccolta del Giusti, ma si limitò ad osservare: "Per certo è nato a Reggio", senza tuttavia cercare d'interpretare la prima parte.Può significare che la "Parma", lo scudo rotondo della fanteria romana, è la migliore di tutte le armi perché protegge senza ferire, o forse allude all'arma del Comune, la croce azzurra in campo di oro. Tratto da "Proverbi…

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Defeca più un bue che cento rondini

L'opera di un esperto val più del lavoro di cento arruffoni! Ma anche gli esperti devono riposare, quindi buona Festa dei Lavoratori a tutti. Modo di dire tratto da "Proverbi e Modi di Dire Parmigiani" di Guglielmo Capacchi (1968)

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La fésta dal SCOCÉN : il gioco di Pasqua della tradizione

Lo Scoccetto, conosciuto anche come scoccino, coccino o coccetto, è un gioco che viene praticato il Lunedì di Pasqua in piazza, sfidando compaesani, o in casa tra amici e parenti, normalmente prima del pranzo. Lo SCOCÉN è un gioco semplice: vince chi riesce a rompere il guscio dell’uovo avversario con il proprio uovo. Fondamentale per partecipare è prepararsi una scorta di uova sode, le quali vengono il più delle volte colorate e decorate. Nonostante le uova debbano essere sempre di gallina, c’è chi tenta di utilizzare anche le uova di faraona, che hanno un guscio più resistente. Con una buona provvista di uova sode i ragazzi…

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SERENÄDA DAL MAT D’ AMÓR

SERENÄDA DAL MAT D' AMÓR Tratto da "Alfredo Zerbini - Tutte le Poesie" (1965) L' é zà da 'n po ch' a t' fe l'indifarénta…Parchè? Co' t' òja ditt? Co' t' òja fat?Parchè färom patìr, acsì, par njénta?Parchè, parchè razär cmé can e gat? Me mädra la m' à ditt: "S' la ne t' vól mìgava insèmma a 'n' ätra, fa mént a mi."Mo da sta béla bòcca, chi 'm' dezlìga?Cmé pòssja fär s' a ne 't me pjäz che ti? Ritornél Mo guärdom, guärdom bén, guärdom in-t-j òc's' a t' vól capìr che mi 't' vój bén bombén.An vèddot mìga ch' a t' stagh…

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I Giorni della Merla: Tra Leggende e Tradizioni del Clima Invernale

Siamo giunti agli ultimi giorni di gennaio, un interessante fenomeno climatico si avvicina, noto come "i giorni della merla", che si verificano il 29, 30 e 31 gennaio di ogni anno. Questi giorni sono spesso associati a temperature particolarmente basse, ma da dove proviene questa credenza e quali sono le leggende che la circondano? Màma che frèdd! Màma che zél! Vént fòrt e nùvvli in cél. La pòccia l'é giasäda, la navètta la s'é zläda!  Metèmmos adòs själpi e capéj, béj majón e gran mantéj, sucòt e po zactón, canotéri, calstón.  Mo còll frèdd chi 'n' va mìga vìa, zéla tutt, maledètt sìa. Pu punzént…

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Chi è il più cretino della barca?

Chi è il più cretino della barca? Di cretini, ne è pieno il mondo. Ma il primo della barca è da considerarsi solo colui che in un dato gruppo ha fatto la figura più meschina. Colui che riesce a comportarsi peggio degli altri o subisce il maggior danno da un'impresa. Essere il più cretino della barca Un tempo si diceva anche ésor la bärca di minción (esser la barca dei minchioni) ma stranamente non si faceva riferimento ad un gruppo di individui, come ci farebbe sospettare il termine bärca, ma ad uno solo. In pratica il modo di dire significava essere scemo o comportarsi da…

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Singhiozzo

Chiamatelo singhiozzo, in dialetto parmigiano si chiama sandòcc'. Esiste una filastrocca, non un vero e proprio proverbio che occasionalmente le madri recitavano quando i loro piccoli venivano colti dal singulto. "Salta nel pozzo, salta nel tino, salta nel sedere alla zietta" Quando a gh' saltäva su 'l sandòcc' a causa di un boccone mal ingerito si usava cantare questa rima. Non siamo certi che funzionasse come rimedio per il singhiozzo, non meglio di uno spavento o di un bicchiere d'acqua ma sicuramente questa filastrocca strappava una risata. Tratto dal libro "Pellagra Allegra" di Giovanni Petrolini

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