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Io Parlo Parmigiano

Pasè cmé ‘na pìppa

“Passato come una vecchia pipa”. Si dice da chi è obnubilato dall'alcol Quante volte abbiamo sentito pronunciare quesa frase nei confronti di chi da segni di ormai scarsa vigilanza mentale e cognitiva. In poche parole: è rimbambito. Anche se la pipa è un nobile e antico strumento per raffinati e tradizionalisti fumatori, il dialetto parmigiano usa questa terminologia con espressioni non del tutto elenganti. Altro epiteto nei confronti di persone che valevano poco era "An väl 'na pìppa 'd tabàch". Peggio ancora "Andär a fär téra da pìppi" (morire) Tratto da "Tordlìdi" di Lorenzo Sartorio (2010)

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Essere segreto come la grappa della Tita

"Essere segreto come la grappa della Tita", ci riporta ai tempi del primo Novecento, quando a destra di chi guarda la Chiesa di San Pietro si potevano contemplare i tre bacili lucenti che facevano da insegna alla bottega del barbiere Miljén Alessandrini. Oltre il negozio di Miljén si trovava il Caffè Dàla Tìta, che doveva la sua fama all'incredibile varietà di grappe di ogni tipo e provenienza, in cui la Tita si era specializzata. Di giorno il negozio aveva un aspetto non proprio invitante, vuoto com'era o con pochissimi clienti; cominciava a prender vita a tarda sera o in piena notte, quando diventava il ritrovo…

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Ferragosto

Una famiglia “tradizionale” Oggi si fa festa! Si sta bene sòtt al pòrtogh, parchè fóra a gh' é 'n cäld bestjäl. A mezzogiorno la rezdóra la fa rostìr un bél nàdor mutt. Al dopmezdì sòtt 'n' ómbra a farèmma 'na partìda a brìsscola con 'na botìllja 'd malvazìa frèssca, mentre i ragazzi i màgnon l' ingùrrja. Tratto da "Al Lìbbro dal Rezdór" di Lorenzo Sartorio e Enrico Dall'Olio (1998)

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San Lorenzo dal gran caldo

"San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" Il 10 Agosto la chiesa ricorda San Lorenzo Martire e, nelle nostre campagne, esplodono le sagre. È il santo del caldo "San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" e delle stelle cadenti. Da tempi immemori la notte del 10 di Agosto è dedicata al martirio di San Lorenzo e le stelle cadenti sarebbero la lacrime vesate dal santo durante il suo supplizio che vagano eternamente nei cieli e scendono sulla terra solo il giorno in cui…

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Tortelli d’erbetta

I tortelli ben riusciti, secondo la formula popolare della città, dovranno essere; Lóngh coll sò còvvi,tgnìss sènsa vensàj.Foghè in-t-al butére sughè col formàj. In effetti, in città si pretende che i tortelli non siano simili a quei tozzi ravioletti quadrati, col ripieno a fior dei bordi, che si vedono spesso già confezionati in certi negozi, ma di forma rettangolare, con tanto di "code", e sodi di pasta, perché non si aprano o si rompano o si sfilaccino.Insisto sulla prudenza nell'uso della noce moscata, il cui aroma pungente troppo spessi guasta irrimediabilmente il sapore del ripieno. Tratto da "La Cucina Popolare Parmigiana" di Guglielmo Capacchi (1985)

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Parma bell’arma

Il proverbio è desunto da un altro, vivo già ai tempi di Francesco Serdonati (cioè verso la fine del Cinquecento), che lo elencò nella sua raccolta manoscritta: Parma bell'arma, Reggio gentile e Modena un porcile. Le Monnier lo mise con altri duemila e più ad arricchire la raccolta del Giusti, ma si limitò ad osservare: "Per certo è nato a Reggio", senza tuttavia cercare d'interpretare la prima parte.Può significare che la "Parma", lo scudo rotondo della fanteria romana, è la migliore di tutte le armi perché protegge senza ferire, o forse allude all'arma del Comune, la croce azzurra in campo di oro. Tratto da "Proverbi…

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Defeca più un bue che cento rondini

L'opera di un esperto val più del lavoro di cento arruffoni! Ma anche gli esperti devono riposare, quindi buona Festa dei Lavoratori a tutti. Modo di dire tratto da "Proverbi e Modi di Dire Parmigiani" di Guglielmo Capacchi (1968)

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La fésta dal SCOCÉN : il gioco di Pasqua della tradizione

Lo Scoccetto, conosciuto anche come scoccino, coccino o coccetto, è un gioco che viene praticato il Lunedì di Pasqua in piazza, sfidando compaesani, o in casa tra amici e parenti, normalmente prima del pranzo. Lo SCOCÉN è un gioco semplice: vince chi riesce a rompere il guscio dell’uovo avversario con il proprio uovo. Fondamentale per partecipare è prepararsi una scorta di uova sode, le quali vengono il più delle volte colorate e decorate. Nonostante le uova debbano essere sempre di gallina, c’è chi tenta di utilizzare anche le uova di faraona, che hanno un guscio più resistente. Con una buona provvista di uova sode i ragazzi…

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SERENÄDA DAL MAT D’ AMÓR

SERENÄDA DAL MAT D' AMÓR Tratto da "Alfredo Zerbini - Tutte le Poesie" (1965) L' é zà da 'n po ch' a t' fe l'indifarénta…Parchè? Co' t' òja ditt? Co' t' òja fat?Parchè färom patìr, acsì, par njénta?Parchè, parchè razär cmé can e gat? Me mädra la m' à ditt: "S' la ne t' vól mìgava insèmma a 'n' ätra, fa mént a mi."Mo da sta béla bòcca, chi 'm' dezlìga?Cmé pòssja fär s' a ne 't me pjäz che ti? Ritornél Mo guärdom, guärdom bén, guärdom in-t-j òc's' a t' vól capìr che mi 't' vój bén bombén.An vèddot mìga ch' a t' stagh…

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I Giorni della Merla: Tra Leggende e Tradizioni del Clima Invernale

Siamo giunti agli ultimi giorni di gennaio, un interessante fenomeno climatico si avvicina, noto come "i giorni della merla", che si verificano il 29, 30 e 31 gennaio di ogni anno. Questi giorni sono spesso associati a temperature particolarmente basse, ma da dove proviene questa credenza e quali sono le leggende che la circondano? Màma che frèdd! Màma che zél! Vént fòrt e nùvvli in cél. La pòccia l'é giasäda, la navètta la s'é zläda!  Metèmmos adòs själpi e capéj, béj majón e gran mantéj, sucòt e po zactón, canotéri, calstón.  Mo còll frèdd chi 'n' va mìga vìa, zéla tutt, maledètt sìa. Pu punzént…

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