Perché il maiale si chiama gozén?
Il maiale, In dialetto parmigiano, si dice gozén, ma non appena si esce dalla provincia di Parma si usa dire nimäl. Perché solo noi lo usiamo questa parola? Bisogna tornare all’epoca dell’Impero Romano e dobbiamo questa parola ai legionari di provenienza spagnola.
Il maiale è il re della tavola parmigiana, questo è fuori discussione. La nostra cultura gastronomica si basa prevalentemente sulle pietanze che vengono create dalla sua carne: il delicato prosciutto di Parma ed il rinomato culatello sono in testa ad una lunga lista di insaccati che rendono celebre nel mondo il nome di Parma e della sua provincia.
Divergenze fra vicini
Condividiamo gran parte di queste ricette con le province e le regioni limitrofe, il maiale è il fulcro di tutto il territorio padano, segno che l’intera pianura ha condiviso questa tradizione probabilmente dalla notte dei tempi. C’è però una discrepanza linguistica che distingue Parma dai suoi vicini: il vocabolo dialettale usato per definire questa creatura. In dialetto parmigiano e parmense il maiale si dice gozén, mentre appena si esce dalla provincia si usa dire nimäl o nimél, a seconda della zona. Nimäl è anche la parola che a Parma usiamo per definire il suino macellato, sarebbe infatti corretto dire cärna äd nimäl quando per esempio ci riferiamo ad una bistecca o al macinato.
Se andate a Reggio Emilia, Piacenza o Cremona e chiedete come chiamano il maiale in dialetto, vi risponderanno nimäl o nimél. Comunicategli poi che a Parma si chiama gozén e probabilmente vi diranno che non hanno mai sentito questo vocabolo. La domanda sorge spontanea: come mai solo la provincia di Parma lo chiama così? La risposta arriva da molto lontano, sia nel tempo e che nello spazio. Bisogna tornare all’epoca dell’Impero Romano e e dobbiamo questa parola ai legionari di provenienza spagnola. Siete un pò confusi? Non temete, c’è una spiegazione.
L’arrivo dei legionari romani
Ai tempi dell’Impero, Roma conquistava territori in ogni angolo del mondo conosciuto e gli stessi andavano poi amministrati sia politicamente che militarmente. L’Europa dell’epoca era multietnica e la gente viaggiava da una parte all’altra dell’Impero, con una sorprendente commistione di culture.
Il territorio di Parma fu insediamento di diversi gruppi di legionari, molti dei quali erano spagnoli. Militari e funzionari iberici si stabilirono qui e portarono diverse parole, come la sóga (corda) o il termine lóc (pazzo), vocaboli che ancora oggi permangono nel nostro dialetto. Fra questi lemmi c’è anche il termine cochino che è una delle parole spagnole per il suino. A questo punto pare logico supporre che la divergenza fra nimäl e gozén sia dovuta all’influenza linguistica che portarono gli hispanici al servizio di Roma.
Non abbiamo la certezza che fu proprio Il generale romano Massimo Decimo Meridio (detto l’hispanico) a portare il vocabolo cochino e trasformarlo poi in gozén. Sicuramente la sua barzelletta “l’asino ed il maiale” ha ottenuto un grande consenso già all’epoca, e come si suol dire in questi casi: riecheggia nell’eternità.
Interessante. Ritengo però che “nimél” sia legato al concetto di “animale per eccellenza”, visto che non se ne butta niente,