
Se siete parmigiani, sapete bene che c’è un suono, un accento, che risuona più di ogni altro nelle vie del centro e nei borghi: quello del nostro dialetto. Per tradizione lo chiamiamo così, ma la verità è che la nostra parlata è, a tutti gli effetti, una vera e propria lingua.
La storia non mente. Il dialetto parmigiano viene da lontano, portando con sé le tracce di secoli di vita, scambi culturali e tradizioni. Vantiamo una vera e propria letteratura in dialetto, fatta di testi teatrali, poesie e un inestimabile tesoro di modi di dire e proverbi che sono la bussola della nostra saggezza popolare. Come scrisse il nostro illustre poeta, Renzo Pezzani (qui ritratto in una splendida opera di Donnino Pozzi), il dialetto parmigiano è: “…bello, armonioso e bastevole a tutte le necessità e contingenze della vita e dello spirito.”
Il linguaggio è il primo veicolo di identità. È ciò che ci distingue, che ci fa sentire parte di una comunità. Il dialetto è stato per generazioni lo strumento che ha permesso alle persone di esprimersi pienamente e, soprattutto, di capire il prossimo nel modo più autentico. Ancora Pezzani rifletteva su questo legame viscerale: “Diresti che col dialetto la natura ha voluto darti una tessera d’identità, una classificazione nell’ordine distributivo delle residenze umane…”.
È questa la sua forza ineguagliabile: il parmigiano non è solo un modo di parlare, è un passaporto che vi identifica immediatamente come parte di questa terra, un legame profondo e caldo con la vostra residenza umana.
Tratto da “Parma Nostra 35 Anni – Il meglio del lunario parmigiano 1982-2016” a cura di Giuseppe Mezzadri e Renzo Oddi (2016)