Io Parlo Parmigiano

Essere segreto come la grappa della Tita

"Essere segreto come la grappa della Tita", ci riporta ai tempi del primo Novecento, quando a destra di chi guarda la Chiesa di San Pietro si potevano contemplare i tre bacili lucenti che facevano da insegna alla bottega del barbiere Miljén Alessandrini. Oltre il negozio di Miljén si trovava il Caffè Dàla Tìta, che doveva la sua fama all'incredibile varietà di grappe di ogni tipo e provenienza, in cui la Tita si era specializzata. Di giorno il negozio aveva un aspetto non proprio invitante, vuoto com'era o con pochissimi clienti; cominciava a prender vita a tarda sera o in piena notte, quando diventava il ritrovo…

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Ferragosto

Una famiglia “tradizionale” Oggi si fa festa! Si sta bene sòtt al pòrtogh, parchè fóra a gh' é 'n cäld bestjäl. A mezzogiorno la rezdóra la fa rostìr un bél nàdor mutt. Al dopmezdì sòtt 'n' ómbra a farèmma 'na partìda a brìsscola con 'na botìllja 'd malvazìa frèssca, mentre i ragazzi i màgnon l' ingùrrja. Tratto da "Al Lìbbro dal Rezdór" di Lorenzo Sartorio e Enrico Dall'Olio (1998)

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San Lorenzo dal gran caldo

"San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" Il 10 Agosto la chiesa ricorda San Lorenzo Martire e, nelle nostre campagne, esplodono le sagre. È il santo del caldo "San Loréns dàla gran caldùra, Sant' Antònni dàla gran fardùra, vón e ch' l' ätor poch la dùra" e delle stelle cadenti. Da tempi immemori la notte del 10 di Agosto è dedicata al martirio di San Lorenzo e le stelle cadenti sarebbero la lacrime vesate dal santo durante il suo supplizio che vagano eternamente nei cieli e scendono sulla terra solo il giorno in cui…

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Il Battistero di Parma

Sorgeva il secolo XIV e non era per anco intieramente compiuta quest' Aula, quantunque i nostri padri, appena riposati dalle cure di guerra o dalle discordie civili, tosto pensassrro di reca al desiderato compimento un edifizio che loro costava immensi dispendj.Dalle cronache raccogliamo che nel mesi di Giugno del 1302 si diede principio a quella balaustrata di marmo detta corritorium de columnellis lapideis, la quale corona tutto l' edifizio; che nel 1307 furono innalzate le due torrette prospettanti il Palazzo Vescovile, sovapponendovi palle dorate, e che nel 1322 vennero costrutti i due capitelli, o cimase de' piedritti, ad oriente, sopra ciascun de' quali sta accosciato…

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Vendemmia e pigiatura

Fino al secondo dopoguerra era frequente che i contadini producessero in proprio il vino, secondo i modi tradizionali che si trasmettevano di padre in figlio, con risultati molto diversi da casolare a casolare. Chi il Lambrusco lo faceva più chiaro o più scuro, con la "màcia" , come si diceva, più o meno spumante a seconda della fase lunare in cui si imbottigliava. La gente del paese aveva sempre un conoscente, un amico che faceva il vino in campagna e da lui si approvvigionava. E c'era anche chi andava oltre e si impeovvisava vignaiolo, cioè prendeva in affitto un filare di viti, se lo governava…

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Metèmma ‘l cäz

Al nàsor d' ògni dì 'gh' é 'n moméntch' a pär ch' al s' férma lì, tra 'l ciär e 'l scur.Al sól ancòrra al né s' fa vèdd'r in cél,la nòta la 'n vól cédor, la tén dur. Momént curjóz, ch' al te fa tgnir al fjè.Po, 'd cólp, a s' léva 'l sól e, lì par lì,lùza e calór al mónd j an rizveljè.'S' arnòva 'csì 'l prodìg' äd tutt i dì. Però, co' sucedrìss, pensèmmogh su,se 'l sól, metèmma 'l cäz, da dman matén'naal decidìss d' alväros mäi pu su?Sicùr äd tutt sarè la fén, l' arvén'na. Se capitìss ste fat ecesjonälvrè…

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Parma 1900

Illustrazione dell'umile Ponte Verde (oggi Verdi) con l'ingresso sotto il Torrione che conduceva al Parco Ducale. M'hanno insegnato che Parma ha tratto il suo nome dal latino e che tal nome deriva dalla sua forma rotondeggiante; io non credo troppo alle etimologie, poiché tanti malvagi tiri ci hanno giocato gli etimologisti; ma quesa volta debbo arrendermi. Comunque a me interessa assai poco sapere donde deriva il suo nome. Parma è quel che è, ed è bella per me come al mio tempo, ed affermo che forse era più bella di ora, e questo offende gli arichitetti o i capi-mastri che hanno fatto Parma come adesso.…

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Faustino Asprilla

Il mitico “Tino” in azione La tripletta al Torino; il gol in due tocchi alla Sampdoria su rinvio di Ballotta; le partite a carte nei bar della città; la punizione a San Siro, con frantumazione del record di imbattibilità del Milan; quarantadue capriole dopo un boato; il gol al Leverkuesen, la doppietta a Degerfors e quella all'Atletico: se mueve el Calderòn; a ballare fino al mattino, ma il giorno dopo in campo imprendibile; il gol di tacco alla Lazio; la rovesciata (alzandola da solo, tipo beach soccer) ancora coi biancoazzurri; le ragazze portate di nascosto in ritiro; la bomba all'incrocio nel ritorno con lo Sparta…

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Parma una città “colta”

Una veduta aerea del complesso della Pilotta Francamente non so se Parma sia città colta. La mia interlocutrice (una signora che gestisce un bel negozio in via Cavour e che è attiva nell'organizzare serate "dopo teatro") invece non ha dubbi. Non la è proprio - mi dice -. Comunque non come la città e i suoi cittadini amano rappresentarsi. Prova è che quando al Teatro Regio non c'è un'opera verdiana c'è poca gente. I parmigiani, musicalmente parlando, apprezzano solo quello che conoscono. Il resto lo disdegnano. Per conformismo, che si manifesta anche nell'attitudine "molto parmigiana" a muoversi sempre in gruppo quando si va a un…

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Tortelli d’erbetta

I tortelli ben riusciti, secondo la formula popolare della città, dovranno essere; Lóngh coll sò còvvi,tgnìss sènsa vensàj.Foghè in-t-al butére sughè col formàj. In effetti, in città si pretende che i tortelli non siano simili a quei tozzi ravioletti quadrati, col ripieno a fior dei bordi, che si vedono spesso già confezionati in certi negozi, ma di forma rettangolare, con tanto di "code", e sodi di pasta, perché non si aprano o si rompano o si sfilaccino.Insisto sulla prudenza nell'uso della noce moscata, il cui aroma pungente troppo spessi guasta irrimediabilmente il sapore del ripieno. Tratto da "La Cucina Popolare Parmigiana" di Guglielmo Capacchi (1985)

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